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L’architettura d’avanguardia Sovietica

L’architettura sovietica degli anni Venti – architettura d’avanguardia – non viene, per la maggior parte, studiata in Occidente, fino alla metà degli anni Sessanta. Da quel momento in poi, in Europa, negli Stati Uniti e, progressivamente, anche in Unione Sovietica, le sono stati dedicati diversi studi.

Un’importante tematica rimane però ancora oggi poco approfondita. Si è indagata poco l’attività di un numero notevole di tecnici stranieri che si recano a lavorare in URSS a partire dal 1928. L’importanza della presenza di architetti stranieri – in particolare tedeschi – in Unione Sovietica è sottolineata in uno studio di Kurt Junghanns. Secondo Junghanns, 

la Sezione degli architetti stranieri all’interno dell’Unione degli architetti sovietici [Obshchestvo sovetskikh arkhitektorov] tra il 1933 e il 1936 comprendeva tra gli 800 e i 1.000 membri, nonostante non tutti gli architetti stranieri fossero membri [dell’Unione]. È caratteristico che circa la metà di loro fossero tedeschi.
Architettura sovietica

Anche se, a quel tempo, l’emigrazione di massa degli architetti rimane un fenomeno puramente tedesco, altri professionisti europei si spostano all’estero durante tutti gli anni Trenta, probabilmente per lo stesso insieme di ragioni dei loro colleghi tedeschi. 

In primo luogo, gli effetti della depressione economica, iniziata negli Stati Uniti nel 1929, si fanno sentire, raggiungendo la Germania proprio negli anni Trenta.
Nel 1932, infatti, il 45% della popolazione attiva in territorio tedesco è senza lavoro e la creazione di progetti di edilizia popolare – una delle realizzazioni di maggior successo della Repubblica di Weimar – si è praticamente arrestata.

Ma questo fenomeno da solo non basta a spiegare perché l’emigrazione di massa sia limitata agli architetti tedeschi, rivoltisi proprio verso l’Unione Sovietica. Dopo tutto, in quel periodo, la crisi economica in Gran Bretagna è quasi altrettanto grave quanto quella tedesca.

Hitler

L’ascesa al potere di Hitler, nel gennaio 1933, è probabilmente un’altra ragione che può spiegare questa emigrazione. In realtà però, i “grandi nomi” dell’architettura tedesca lasciano la Germania già all’inizio degli anni Trenta. Ernst May e Hannes Meyer, per esempio, se ne vanno proprio nel 1930. Prima, quindi, che Hitler salisse al potere.

Ernst May
Ernst May, 1926, fotografia di Otto Schwerin

Uno dei fattori possibilmente decisivi per questo grande spostamento riguarda il modo in cui l’URSS viene percepita da una parte importante della popolazione dell’Europa occidentale. Parte, questa, che comprende una fetta notevole della classe operaia e anche un numero considerevole di intellettuali, tra cui, per l’appunto, gli architetti.

Questi ultimi continuano ad essere motivati dalla loro fede nei principi del movimento moderno – o Neues Bauen, come viene chiamato in Germania – nonché dalla natura e dalla struttura sociale della loro clientela, per lo più popolare.

Percezioni dell’URSS negli anni ’20

Molto di ciò che si sa oggi sul primo decennio della storia dell’Unione Sovietica è a quel tempo sconosciuto al di fuori del territorio dell’URSS.

L’architettura moderna sta diventando la base dei principi guida dell’urbanistica e del modo stesso di fare architettura. Ciò si riflette non solo negli articoli professionali e nei comitati di redazione, ma anche nel paesaggio architettonico.

Foto del primo Congresso CIAM
Foto del primo Congresso CIAM tenutosi al castello di La Sarraz, giugno 1928
CIAM, 1928
CIAM, 1928

Il primo Congresso Internazionale di Architettura Moderna (CIAM) si svolge nel 1928 a La Sarraz, in Svizzera. All’evento partecipano i più prestigiosi architetti d’avanguardia, che adottarono un manifesto che mostra chiaramente che le considerazioni sociali, economiche e politiche sono componenti essenziali della teoria architettonica moderna – una teoria che condivide molti principi comuni con quelli seguiti dagli architetti sovietici di quel periodo.

La produzione architettonica deve esprimere lo spirito del tempo da cui emerge. Consapevoli della profonda trasformazione apportata alla struttura sociale dalla meccanizzazione, gli architetti d’avanguardia riconoscono come la trasformazione dell’ordine sociale e della vita sociale porti a una corrispondente trasformazione dei fenomeni architettonici. L’obiettivo preciso dell’incontro nel Congresso è proprio quello di riportare l’architettura alla sua vera base, che è economica e sociologica.

Walter Gropius
Walter Gropius

Gli architetti moderni in Germania, Austria, Belgio, Paesi Bassi e Cecoslovacchia avevano iniziato a lavorare per un nuovo cliente: le persone. Un piccolo gruppo di architetti francesi d’avanguardia, tra cui Le Corbusier, spera che lo stesso fenomeno si verifichi in Francia. 

Secondo l’architetto tedesco Walter Gropius,

Non sono più le ville private che devono essere costruite, ma centinaia di appartamenti. Non case per chi è ricco di capitale, ma buone case che possano essere utilizzate dagli operai, case che non siano una risposta a una commissione estetica ma a fatti oggettivi.
La casa di Hans Sachs a Gelsenkirchen
La casa di Hans Sachs a Gelsenkirchen, 1927
Columbus House
Erich Mendelsohn, Columbushaus, (Columbus House), Berlin, 1932
Siedlung Römerstadt in Frankfurt
Ernst May, Siedlung Römerstadt in Frankfurt am Main-Heddernheim, 1926-1928
Ludwig Mies van der Rohe
Ludwig Mies van der Rohe and Lilly Reich - Die Wohnung unserer Zeit, Deutschen Bauausstellung, Berlin, (The Dwelling of Our Time, German Building Exhibition, Berlin), 1931, Photo: Klinke

Le idee espresse a La Sarraz nel 1928 sono molto vicine a quelle espresse dagli specialisti dell’epoca in Unione Sovietica. Molti architetti del movimento moderno europeo esprimono pubblicamente entusiasmo per ciò che viene messo in atto – o ciò di cui si ha la parvenza – nel campo dell’architettura e dell’urbanistica sovietica, ma anche nella vita sociale e politica dell’Unione Sovietica.

Dopo la sua prima visita a Mosca nel 1928 Le Corbusier scrive:

Ho trovato a Mosca gente che lavorava instancabilmente all’invenzione di una nuova architettura... alla ricerca delle soluzioni più caratteristiche, più pure... Si sentono a Mosca, siano esse artificiali o profondamente motivate, i prossimi segni di un nuovo mondo.
La proposta di Le Corbusier per il Palazzo dei Sovietici
La proposta di Le Corbusier per il Palazzo dei Sovietici, 1931

Nel 1930 Ernst May, architetto capo della città di Francoforte – un architetto ‘borghese’ per gli standard sovietici – va a lavorare in Unione Sovietica con un team di architetti e tecnici. 

Prima della sua partenza dice:

La politica non è affar mio. Sono un architetto tedesco, e lavoro per il governo sovietico nella speranza di essere allo stesso tempo utile all’economia tedesca. […]Nessuno può prevedere se il più grande esperimento nazionale di tutti i tempi avrà successo. Ma per me è infinitamente più importante partecipare a questo immenso compito che preoccuparmi della sicurezza della mia esistenza privata.
Plan for Greater Moscow
Hannes Meyer, Plan for Greater Moscow, unknown photographer, Bauhaus-Universität Weimar, Archiv der Moderne, © Heirs after Hannes Meyer.

Per molti architetti, l’Occidente offre solo progetti limitati e la possibilità di disoccupazione.

La Russia, al contrario, viene vista come il ‘luogo di nascita’ dell’architettura moderna – un paese in cui la pianificazione scientifica governa lo sviluppo del territorio, in contrapposizione all’apparente anarchia che esiste tra i progettisti occidentali. 

Gli approcci innovativi all’architettura praticati in URSS contrastano con gli sterili approcci occidentali che fanno uso di stili passati e tecniche logoranti. E soprattutto, in URSS i cambiamenti avvengono ad una velocità senza precedenti.

Per molti architetti, l’Unione Sovietica sembra essere la terra descritta da Vladimir Maiakovskii in I cantieri e gli uomini di Kuznetsk. In questa terra, in quattro anni – i quattro anni del primo Piano Quinquennale (1928-1932) – un luogo selvaggio deve diventare una città-giardino. 

I paragoni con l’Occidente durante la Depressione degli anni Trenta rafforzano questa immagine dell’URSS, dove, dopo il lancio del primo Piano Quinquennale, la disoccupazione lascia il posto alla carenza di manodopera.

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