la grande brera

LA GRANDE BRERA

La storia di un sogno umanistico e di un interesse raro. L’intenso lavoro di Fernanda, i segni della sua lucida intelligenza critica, l’eredità dell’Ottocento e la costruzione del grande progetto di Brera come museo vivente.

Il 12 febbraio del 1946, giorno in cui anche l’amministrazione delle belle arti in Lombardia ritorna al governo italiano, Ettore Modigliani è reintegrato nel suo incarico di soprintendente. Nel marzo dello stesso anno, Modigliani ribadisce al ministero:

Questo denaro non viene ad essere speso in lavori provvisori e di non permanente utilità in quanto tali opere dovranno essere intese come il primo lotto di lavori della generale ricostruzione della Grande Brera

Questa ambiziosa espressione con cui Modigliani definisce il suo progetto, è fatta propria, come una sfida e una speranza, da Fernanda e quindi successivamente da Franco Russoli.

Fernanda Wittgens al suo tavolo di lavoro

Alla morte prematura di Modigliani, nel giugno del 1947, Fernanda diviene reggente alla soprintendenza. In questo suo nuovo ruolo, rammenta alle autorità politiche che solo con un contributo del ministero sarebbe stato possibile terminare i lavori e aprire – come lei stessa la definiva – la Grande Brera. Per Fernanda Brera deve saper diventare un punto di riferimento per la cultura internazionale e una delle glorie dell’Italia repubblicana.

La ricostruzione dei saloni napoleonici dopo i bombardamenti
La ricostruzione dei saloni napoleonici dopo i bombardamenti
La ricostruzione della Pinacoteca di Brera dopo i bombardamenti
La ricostruzione della Pinacoteca di Brera dopo i bombardamenti
Fernanda Wittgens inaugurazione Brera Ricostruita

Nel dicembre del 1948 si compiono il consolidamento statico dell’edificio e la copertura delle trentaquattro sale distrutte. Solo dopo quattro anni di fatiche e durissimo lavoro scientifico, tecnico, amministrativo, diplomatico e politico, il 9 giugno 1950 Fernanda Wittgens inaugura Brera davanti alle massime autorità dello Stato con un discorso breve ma incisivo, nel quale traccia la storia del cantiere braidense come comunione commovente di tecnici, artigiani, operai che in quattro anni di lavoro a quotidiano contatto con la direzione hanno permesso il miracolo della ricostruzione.

Fernanda Wittgens, Discorso pronunciato a Brera in occasione della cerimonia di inaugurazione del Palazzo ricostruito, dattiloscritto, 9 giugno 1950

Pinacoteca di Brera ricostruita, 1950
Pinacoteca di Brera ricostruita, 1950
Pinacoteca di Brera ricostruita, 1950
Pinacoteca di Brera ricostruita, 1950
Pinacoteca di Brera ricostruita, 1950
Pinacoteca di Brera ricostruita, 1950
Fernanda Wittgens

La visione di Fernanda Wittgens è innovativa e propositiva: ricostruzione e ampliamento delle sedi museali sul territorio nazionale vanno sempre di pari passo con un costante impegno nell’aggiornamento personale sui temi della tutela dei beni culturali, guardando anche al panorama internazionale, Stati Uniti compresi.
La vita della Pinacoteca si anima con una serie di inediti eventi espositivi e didattici, il più delle volte innovativi sia dal punto di vista museale, sia scientifico. Nel 1951 Fernanda dà inizio a una rivoluzionaria attività didattica all’interno di Brera ricostruita.

A Brera sono quindi organizzate visite guidate da personale specializzato – spesso da lei stessa – per i bambini delle scuole elementari milanesi, nelle quali si invitano i giovani alunni a fermare graficamente le loro impressioni. Altri corsi e visite domenicali e serali sono organizzati per i Cral, i pensionati, i portatori di handicap, gli operai e gli artigiani. Nel 1955 si costituisce ufficialmente a Brera una sezione didattica.

Bambini che guardano un'opera

Nella primavera del 1956 Fernanda organizza Fiori a Brera, un’iniziativa che ha un enorme successo popolare – ventimila ingressi solo nella giornata inaugurale – e che costituisce anche un riuscito esempio di collaborazione tra un’azienda privata finanziatrice e un museo nazionale. In sette giorni Brera ospita 180.000 visitatori, di cui 40.000 nella sola giornata di domenica.

Fiori a Brera
Fiori a Brera, laboratorio fotoradiografico della Pinacoteca di Brera

Pochi mesi prima di morire, Fernanda continua a battersi. Questa volta per l’acquisto di palazzo Citterio, che dovrebbe essere un anello fondamentale della realizzazione della Grande Brera, l’antico sogno di Modigliani poco prima accennato. Wittgens, assieme a Portaluppi, progetta un Piano Regolatore braidense – presentato già nel 1950 – prevedendo un vitale collegamento tra la Pinacoteca, l’Accademia di Belle Arti, la Biblioteca, l’Osservatorio Astronomico e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere.

Tra le sue lettere:

Palazzo Citterio
Palazzo Citterio
Il sogno umanistico dell'accordo di Arte, Lettere e Scienze che Maria Teresa e Napoleone realizzarono nella pietra viva di Brera è il nostro sogno e a quest'accordo la Pinacoteca di Brera vorrà portare un vivo contributo con le sue sale di esposizione, con il suo laboratorio di restauro e ricerche scientifiche, con un’attività didattica destinata al popolo [...] affinché il Museo finalmente aderisca al dinamismo della vita moderna, e la cultura estetica circoli come vivo fermento nella Società.

A ciò si aggiunge, il suo l’interesse verso la pittura ottocentesca. Un interesse allora poco condiviso ai vertici delle soprintendenze. Ma per lei imprescindibile e necessario alla comprensione del secolo seguente.

Autoritratto di Boccioni
"Autoritratto (recto)", Umberto Boccioni, 1908
A chiudere la storia dell’Ottocento è intervenuto il dono dell’ammirevole Autoritratto del Boccioni donato da Vico Baer protettore del caposcuola milanese e geniale pioniere delle collezioni d’arte moderna che sono oggi vanto di Milano. [...]
Fernanda Wittgens
Doni alla Pinacoteca di Brera,, 1955

Infine, nel 1956 scrive così a Ferruccio Parri una lettera chiave, il suo testamento spirituale e politico. Parri le chiede di presentarsi alle elezioni amministrative con la lista del Fronte laico e lei risponde così:

Caro Amico, ho meditato a lungo, e sento di doverle intero il mio pensiero, Lei è per me e per i migliori italiani non un uomo né un simbolo, ma l'incarnazione stessa della dignità della Patria, e non si può, con Lei, essere alibisti o reticenti.

[...] Sempre potrò testimoniare per Lei i valori che Lei rappresenta sul piano della storia italiana: oso dire anche a costo di rifare prigione ed esilio - cioè il vivere, sino al compimento del nostro destino terreno, la tragica sorte di esuli che noi tutti della Liberazione abbiamo vissuto in questo decennio reazionario. Anche a costo della vita se fosse necessario [...].

Ma a Lei capo di partito non posso dare testimonianza perché non credo al partito di intellettuali. [...] Ora io non mi sento, come artista, di entrare nel binario dei partiti perché la mia libertà è condizione assoluta per la vita stessa del mio essere.

[...] Dopo dieci anni di esperimento di elevazione popolare, ho troppo capito che il compito dell'aristocratico e dell'intellettuale progressista è, se mai, di far corpo con la massa popolare e selezionare le forze che, educate da noi, creano la società nuova. Per questo oso scriverLe e, purtroppo, deluderLa; perché ormai questa è per me una verità assoluta, un impegno di vita, una fede. [...]
Fernanda Wittgens
Lettera a Ferruccio Parri,, 16 marzo 1956
Fernanda Wittgens

Fernanda muore nelle prime ore dell’11 luglio 1957. La camera ardente è allestita davanti all’ingresso della Pinacoteca, al culmine dello scalone d’onore del Palazzo di Brera. Migliaia di persone firmano i registri di condoglianza e una grande folla l’accompagna in San Marco. Riposa al Cimitero monumentale di Milano.

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