IL SANTO ANELLO
Maria vergine, promessa sposa di un uomo della casa di David, chiamato Giuseppe (Lc, 1,27)
Il Santo Anello è un piccolo monile di calcedonio, una varietà microcristallina del quarzo, giunto sino a noi come anello sponsale di Maria e Giuseppe e per questo considerato una vera e propria reliquia, oggetto di culto molto sentito.
Il cerchietto nuziale, che secondo la tradizione è stato donato da Maria in punto di morte all’apostolo Giovanni e conservato a Costantinopoli, nel Medioevo giunge nel convento di San Francesco di Chiusi.
Una leggenda narra che, poco prima dell’anno 1000, un orafo di Chiusi di nome Ainerio, ricevette in dono l’anello da un mercante di pietre preziose. La sua famiglia lo conservava da secoli come l’anello sponsale della Vergine.
Si racconta che l’orafo chiusino in principio non avesse creduto alle parole del venditore ma, alcuni anni dopo, mentre accompagnava alla tomba il suo povero figlio, lo vide risvegliarsi all’improvviso e dichiarare l’autenticità della reliquia.
Da allora l’anello è conservato nell’antica basilica di Santa Mustiola a Chiusi, fino a quando, il 3 agosto del 1473, viene rubato. Un vero dramma per tutti i Chiusini.
Nel Libro di Memorie, conservato nell’archivio di Chiusi, viene testimoniata la disperazione con cui la cittadinanza vive il furto della reliquia.
Per 20 giorni circa che il santo anello stette occultato presso il ladro, il sole non splende mai chiaro ma fu sempre tempo caliginoso e neppure splende mai la luna ma tornarono subito a splendere appena eseguito l'arresto di frate Vinterio il 5 agosto 1473 ora seconda Noctis circa.
Il ladro dell’anello, frate Vinterio da Magonza, di origine tedesca, risiede nel convento di San Francesco di Chiusi, almeno dal 1470. Il frate, descritto dalle fonti dell’epoca come un uomo di statura alta, corporatura robusta e capelli crespi, sembra già essere rimasto coinvolto nel furto di alcuni calici nella chiesa dei francescani di Città della Pieve.
Una volta arrestato l’autore del furto, l’anello giunge nelle mani dei magistrati perugini, che non intendono restituirlo. La reliquia è un’attrattiva importante ed è fonte di introiti per la città, grazie alla grande quantità di pellegrini che arrivano per renderle omaggio. Sono attribuiti al Santo Anello anche poteri taumaturgici. Si dice guarisca dalla cecità, propizi matrimoni felici, curi la sterilità e garantisca una stirpe numerosa.
La contesa tra Perugia e Chiusi si risolve soltanto con l’intervento del pontefice che assegna l’anello a Perugia. Così, nel 1488, la reliquia viene trasferita nella Cattedrale di San Lorenzo. Per poterla conservare si erige una cappella, dedicata a San Giuseppe e per ornarla viene commissionata un’opera all’artista più importante del momento, il Perugino.
Forse nell’impossibilità di far eseguire l’opera dal maestro, Ludovico Albizzini, che, nel 1501, aveva fondato nella chiesa gotica di San Francesco di Città di Castello un altare dedicato al culto di San Giuseppe, chiama Raffaello Sanzio, allora solo ventunenne e privo di un curriculum adeguato, per realizzare una pala di analogo soggetto a quella della cappella di San Giuseppe a Perugia: Lo Sposalizio della Vergine, oggi conservato nella Pinacoteca di Brera.