IL RINASCIMENTO
DI SANTA MARIA DI BRERA
Frammenti di una stagione artistica illustre
Gli Angeli cantori e musici, dipinti intorno al 1500 da Bernardo Zenale per la cantoria dell’organo realizzato da Domenico Baldi, tra il 1499 e il 1507, non sono la sola testimonianza artistica rimasta di Santa Maria di Brera in epoca rinascimentale.
Molto è andato perduto, a partire, per esempio, dalle ante dell’organo stesso, che per primo Giorgio Vasari nelle Vite (1568) riferisce a Bramantino e che sono celebri per la loro ardita impostazione prospettica. Ciò che resta — in buona parte conservato alla Pinacoteca di Brera — mostra il coinvolgimento di alcuni degli artisti più importanti a Milano tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
Girolamo Tiraboschi in Vetera Humiliatorum monumenta, 1766-1768, collega il rinnovamento della chiesa a Primo Crispi, preposto tra il 1498 e il 1512 e vicario degli Umiliati nel 1503.
La Madonna del tappeto di Vincenzo Foppa, 1485
In Santa Maria di Brera, Vincenzo Foppa affresca uno dei suoi capolavori: la Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Stefano, nota come Madonna del tappeto. Datata 1485, quest’ultima mostra l’artista in dialogo con Bramante, al quale si rimanda l’impostazione prospettica e l’architettura “all’antica”.
Non si conosce l’ubicazione originaria della Madonna del tappeto. Quando la chiesa viene rinnovata dai Gesuiti l’affresco viene staccato a massello – ovvero con la muratura retrostante – e trasferito in sacrestia. Nel 1808, viene poi nuovamente strappato e spostato nella nascente Pinacoteca. In quella che precedentemente era la sacrestia, ora parte dell’Accademia di Belle Arti, si può ancora vedere la sinopia, posta in una cornice seicentesca.
La cappella Tonsi: Vincenzo Foppa e Bernardino Luini
Tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento la famiglia Tonsi, saldamente affermata nell’amministrazione del ducato sotto gli Sforza e durante la dominazione francese, ha il patronato della prima cappella a sinistra di Santa Maria di Brera.
Il Martirio di san Sebastiano, originariamente affrescato proprio in quello spazio, risale a una campagna decorativa databile intorno al 1486-1488. Esso può essere considerato il punto di massima vicinanza di Vincenzo Foppa a Donato Bramante, sia per l’impostazione prospettica e architettonica, sia per le fisionomie dei personaggi, che ricordano gli Uomini d’arme affrescati dall’urbinate in casa del poeta Gaspare Visconti.
Foppa, inoltre, realizza in questa cappella una pala d’altare ad affresco, della quale resta ora il coronamento, titolato il Redentore. Quest’ultimo viene rinvenuto nel 1901, quando viene strappato l’affresco Padre Eterno di Bernardino Luini, dipinto sopra di esso.
Dunque, Bernardino Luini interviene su una pittura precedentemente eseguita da Foppa quando, nel 1521, esegue l’affresco il Padre Eterno e la Madonna con il Bambino, i santi Antonio abate e Barbara e un angelo. Diviso in due parti, posto all’entrata della Pinacoteca nel 1808, è ora depositato al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.
Le supposizioni sulle motivazioni di questa sovrapposizione di affreschi sono diverse. Forse il Redentore era rimasto incompiuto, forse si era deteriorato. Di fatto, Giovan Battista Tonsi, da poco divenuto preposto di Santa Maria di Brera, ingaggia Luini. Il committente di Foppa è invece il padre di Giovan Battista, il giureconsulto Michele Tonsi.
Ad ogni modo, Luini risparmia il Martirio di san Sebastiano del suo predecessore e completa la decorazione con un San Rocco con l’angelo e sullo sfondo la Madonna di Loreto, le cui tracce si perdono nel XIX secolo, dopo i passaggi nelle collezioni Melzi e Roverselli. Il suo aspetto presunto è restituito da questo disegno del Gabinetto dei Disegni e dalle Stampe degli Uffizi.
Luini riscuote grande successo per l’epoca,grazie allo stile colto e piacevole, capace di combinare le influenze di Bramantino e di Zenale con la conoscenza di Raffaello, avvenuta durante un viaggio a Roma
L’ombra di Bramantino
Oltre alle ante dell’organo sfortunatamente perdute, le fonti riferiscono a Bramantino – o in alternativa a Bramante – l’affresco della lunetta sul portale di Santa Maria di Brera, chiesa distrutta tra il 1809 e il 1810.
Unica testimonianza del suo aspetto è l’illustrazione della facciata in Le fabbriche più cospicue di Milano di Ferdinando Cassina (1744), dove si intravede un’immagine della Vergine che allatta il Bambino fra un angelo e San Giuseppe. Bramantino, del resto, è documentato in Santa Maria di Brera già nel 1507, testimone a un atto notarile riguardante Primo Crispi.
Zenale e Santa Maria di Brera: un rapporto duraturo
Il rapporto di Zenale con Santa Maria di Brera non si limita alle tavole della cantoria dell’organo, risalenti al 1500 circa, ma si protrae nel tempo. Forse intorno al 1498-1499, egli realizza per la cappella di san Girolamo la Pietà con i santi Girolamo, Giovanni Battista, Gottardo e Sebastiano del Musée du Louvre.
Fra il 1501 e il 1502, Zenale viene incaricato da Primo Crispi di rappresentare il convento nella stima dei beni mobili del pittore Francesco Napoletano, morto a Venezia nel 1501.
Infine, tra il 1515 e il 1518, dipinge, per la cappella dei santi Giacomo e Filippo, la Madonna con il Bambino, i santi Giacomo e Filippo e la famiglia di Antonio Busti, una pala d’altare fra le più rappresentative della sua maturità, vicinissima allo stile di Luini.
La data 1515 sul basamento del trono della Vergine, fra due tondi con le iniziali del committente, fa riferimento alla consacrazione della cappella; nel 1518 invece, Zenale e l’intagliatore Bernardino Corio da Legnano vengono pagati per la perduta cornice della pala.