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Restauro Sposalizio delle vergine

IL RESTAURO DELLO SPOSALIZIO
DELLA VERGINE

La zona superiore del dipinto dopo il restauro

La pala, una delle più celebri della Pinacoteca di Brera, è firmata Raphael Urbinas XDIIII. 

Realizzata per la chiesa francescana di Città di Castello, lascia per sempre l’Umbria quando la cittadinanza la cede al generale dell’armata ‘liberatrice’, il bresciano Giuseppe Lechi. Acquistata all’inizio dell’Ottocento da Eugenio di Beauharnais viene destinata, con decreto vicereale, alla Pinacoteca di Brera.

Retro Spoalizio della vergine

Tecnica esecutiva
 

Il dipinto, di dimensioni 173,5 x 120,7 cm, è costituito da sette assi disposte orizzontalmente, in legno di latifoglia ora trattenute da tre traverse e ventitré farfalle rivestite da una stesura costituita da biacca e vernice.
Sul tavolato è stesa una preparazione a gesso e colla sulla quale l’artista ha riportato il disegno da un cartone preparatorio oggi disperso.
Osservando il dipinto con l’ausilio dei raggi infrarossi si nota un accurato disegno preparatorio, tratteggiato con inchiostro nero a pennello in ogni dettaglio, e da incisioni dirette nella parte architettonica.

Il retro del dipinto
Il retro del dipinto
Riflettografia
Riflettografia. Si nota il disegno riportato dal cartone e l’incisione diretta del lastricato

Sopra il disegno Raffaello ha steso un fondo cromatico chiaro e caldo, realizzato con biacca, giallo di piombo e stagno e polvere di vetro che rende la preparazione meno assorbente e agevola la stesura per velature del colore ad olio.
La tecnica di Raffaello è raffinatissima: il pittore procede per sottili velature negli incarnati, mentre definisce con ampie e corpose pennellate panneggi e architetture, con ricami in oro e argento impreziosisce le vesti.

Dettaglio del dipinto
Dettaglio del dipinto; si nota la raffinata tecnica esecutiva

Interventi precedenti e stato di conservazione
 

Diversi sono stati i restauri a cui la pala è stata sottoposta nel tempo: il primo, forse risalente al Settecento, è noto solo attraverso la descrizione che ne fa il pittore e restauratore Giuseppe Molteni, che esegue nel 1858 il risanamento del supporto e un equilibrato intervento di pulitura.

Cent’anni dopo, quando il dipinto viene aggredito a martellate da un visitatore, Mauro Pelliccioli interviene nuovamente con la stuccatura e l’integrazione pittorica dei danni prodotti nell’atto vandalico.

A centocinquanta anni dal restauro di Molteni l’immagine dello Sposalizio è ormai troppo alterata dall’invecchiamento dei materiali sovrammessi. L’intervento è stato affidato, questa volta, ai restauratori interni della Pinacoteca.

Fotografia del 1958 che documenta l’atto vandalico
Fotografia del 1958 che documenta l’atto vandalico
Fotografia del dipinto in cornice prima del restauro
Fotografia del dipinto in cornice prima del restauro
Raffaello

Intervento di restauro
 

Da gennaio 2008 a marzo 2009, viene eseguito il restauro, in occasione delle celebrazioni del bicentenario della Pinacoteca di Brera.
L’intervento è preceduto da un’accurata campagna di indagini diagnostiche,  realizzata anche in collaborazione con importanti istituti di ricerca. Questo processo è necessario per il riconoscimento dei materiali costitutivi, della tecnica esecutiva e dei restauri precedenti.

riflettografia
Particolare della Vergine in luce visibile, riflettografia, infrarosso falso colore e fluorescenza ultravioletta
Riflettografia
Riflettografia
Riflettografia
Riflettografia
Riflettografia
Riflettografia
Riflettografia
Riflettografia
Particolare durante la pulitura

Il restauro si è posto come obiettivo il recupero dell’armonia cromatica dell’opera falsata dalle stratificazioni di vernici alterate e la verifica dei difetti di adesione della pellicola pittorica.

La rimozione dei materiali di restauro alterati è stata eseguita con gradualità e selettività tenendo in considerazione l’alterazione di alcuni pigmenti nell’intenzione di mantenere un equilibrio generale tra le diverse tonalità.

Al termine della pulitura la pellicola pittorica è apparsa complessivamente in buono stato di conservazione. Le lacune che sono emerse con maggiore evidenza sono i danni prodotti dall’atto vandalico. L’integrazione pittorica, eseguita con tecnica riconoscibile a tratteggio e con colori reversibili ad acquerello e vernice, è stata rigorosamente limitata alle lacune e alle abrasioni. La verniciatura finale ha restituito piena leggibilità all’opera.

Il dipinto è stato quindi ricollocato nella sua cornice neoclassica anch’essa restaurata in quest’occasione.

Il dipinto a restauro ultimato
Il dipinto in cornice ricollocato a parete a restauro ultimato
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