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Grazie maestro

GRAZIE
MAESTRO

La stagione di Ettore e Fernanda

La storia di un grande mentore e della sua brillante allieva, l’impegno civile e culturale condiviso, la guerra e la ricostruzione.

Ettore Modigliani è direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1935, soprintendente della Lombardia dal 1910 al 1935 e organizzatore della mostra più importante sull’arte antica italiana a Londra nel 1930.

Ettore Modigliani sul ponte della nave «Leonardo da Vinci»
Da sinistra, il maggiore Longden, il comandante Sturlese ed Ettore Modigliani sul ponte della “Leonardo da Vinci” carica di capolavori italiani per la mostra di Londra del 1930

Ha anche il privilegio di vivere in prima persona alcuni esaltanti momenti professionali, come l’esposizione a Brera della Gioconda di Leonardo da Vinci nel 1913, il recupero delle opere d’arte trafugate dall’Austria all’Italia del 1920, il grande riordino della Pinacoteca Braidense nel 1925 e la fondazione dell’Associazione degli Amici di Brera nel 1926.

Dalla Pinacoteca di Brera partono i quadri italiani per l’Esposizione di Londra del 1° gennaio

Nel 1928, arriva come sua assistente, una giovane donna che all’epoca ha solo 25 anni: Fernanda Wittgens. Lavorano insieme per diciannove anni, collaborando anche per la mostra londinese del 1930.

Modigliani è un Direttore di talento e in Fernanda Wittgens trova qualcuno al suo stesso livello. Qualcuno che pensa come lui, che condivide i suoi dubbi, che risolve problemi difficili, che lo protegge dall’indignazione e dall’irritazione provocata dai limiti degli altri, con le critiche schiette che solo un’amica vera può muovere.

Fernanda Wittgens al lavoro
A sinistra, Fernanda Wittgens al lavoro nel 1955, foto Milano, Laboratorio Fotoradiografico della Pinacoteca di Brera. Accanto un ritratto di Ettore Modigliani.
Nè posso, in una occasione come questa, tacere dello spirito di organizzazione della signorina, spirito di cui ottima prova anche durante la preparazione e il corso della mostra di antica arte italiana a Londra nel 1930; sì che l’opera sua, venuta a conoscenza del Governo britannico, fu premiata con una onorificenza; onorificenza che solo in straordinarissime circostanze è conferita ad una donna, per di più, straniera.

Per concludere: io posso in piena coscienza dichiarare all’on. Commissione che se si fosse oggi al punto di giudicare un concorso a un posto non di Ispettore, ma di Direttore, il mio giudizio e la mia dichiarazione di maturità e di merito, circa la signorina, non muterebbero.
Ettore Modigliani
12 aprile 1933, Lettera alla Sovrintendenza all’arte Med. E Mod. Milano

Il rapporto tra Ettore Modigliani e Fernanda Wittgens, è uno dei più importanti nella storia di Brera.

Lei è al suo fianco durante la ricerca e il successivo acquisto del capolavoro di Caravaggio, ora esposto alla Pinacoteca di Brera, la Cena in Emmaus.

Cena in Emmaus di Caravaggio
"Cena in Emmaus", Caravaggio (Michelangelo Merisi), 1605 - 1606 (Pinacoteca di Brera, Milano)
Modigliani sta sulle piste di un quadro insegue (un Caravaggio) col quale gli Amici di Brera potrebbero fare splendida figura.

Ella [sa come] ´è cosa ardua e delicata, conviene per ora non parlarne, specialmente a Chierici e Moratti. Quando sarà sicuro che si tratta di un Caravaggio e che lo si può avere, verrò da Lei a darle spiegazioni e a concretare il piano per conquistare il quadro.
24 ottobre 1938, Lettera di Fernanda Wittgens al Senatore Ettore Conti di Verampio, Presidente degli Amici di Brera
Ettore Modigliani

Fernanda supporta il maestro anche durante gli anni difficilissimi dell’esilio. Dal 1935, Modigliani, di origini ebraiche, è costretto a lasciare Brera. Proprio una settimana prima della pensione viene trasferito all’Aquila per effetto delle leggi razziali.

1936
Appunto durante l’inizio delle indagini del Giudice istruttore il Ministro De Vecchi m’inferse il colpo della defenestrazione in Aquila. Non c’era da temere assai che esso potesse influire sul Magistrato, perché la Magistratura giudica su fatti e non su chiacchere, ma c’era da temere, e gravemente, che l’opinione pubblica italiana legasse quelle accuse alla mia altrimenti inesplicabile punizione, e finisse per dubitare della mia rispettabilità. E questo mi straziava il cuore.

[…]
Tutto fu tentato contro di me all’udienza, forti dell’appoggio di Roma: dalle insinuazioni alle invettive plebee lanciatemi contro dai due luminari del foro – uno, un magno gerarca fascista – e punteggiate ad ogni istante, per smontarmi, dagli scherni e dalle prevedibili grida: “Lei è stato cacciato da Brera! Cacciato da Brera! ..., alle “testimonianze” accattate dovunque e comunque. Il magno gerarca non si peritò infatti dal portare in udienza alcuni numeri del “Popolo d’Italia” in cui ero stato violentemente attaccato per antifascismo a causa di un incidente avvenuto un giorno a Brera, e dall’urlare che, in fondo, il processo doveva essere considerato un processo politico.
da Ettore Modigliani, Le Memorie, 1947
Ettore Modigliani

Proprio in quel periodo Modigliani scrive Il Mentore, il classico di storia dell’arte, volume che non può firmare sempre a causa delle leggi razziali e che esce nel 1940 a nome di Fernanda Wittgens.

Sul finire del ’38 il “Mentore” – poiché mi parve opportuno che anche dal titolo il volume rilevasse subito il suo fine di fornire i primi insegnamenti scientifici per orientarci nel campo della materia – era finito e in gran parte composto nelle sue più che seicento pagine.

Ma scoppiarono le leggi razziali e apparve la conseguente impossibilità di attuare qualsiasi provvidenza per una diffusione: non esposizione nelle vetrine, non una recensione, non pubblicità di alcun genere, non uso del libro nell’insegnamento scolastico, insomma il vuoto pneumatico di una pubblicazione stampata alla macchia, e perciò il fallimento del volume.

[…] E allora?
Doveva rabberciare la situazione una cara amica mia e della mia famiglia, una valorosa scrittrice d’arte, la Dott. Fernanda Wittgens, la quale, animata sempre dal desiderio di alleviare la sorte di un perseguitato e mossa anche da un qualche sentimento di gratitudine per quel tanto che forse ella poteva avere appreso al mio fianco nei lunghi anni d’ispettorato a Brera, si offerse di nascondere col suo il mio nome sul libro, come qualche altro aveva già fatto in casi simili per le leggi razziali.

Incurante del rischio, cui ella si esponeva, di dover pagare almeno col suo posto a Brera la sua generosità e del fatto che ella si sarebbe preclusa la via a partecipare più a concorsi per l’impossibilità, al tempo stesso, di presentare e di non presentare quale titolo il “Mentore”; incurante del tormento che avrebbe dovuto affrontare di vedersi eventualmente tributate lodi per un opera non sua, non volle consentirmi di respingere un atto di sì disinteressata bontà; accettai e il libro è apparso al pubblico col nome della Wittgens.

Soltanto chi ha udito di fronte a qualche giudizio di approvazione, le proteste di questa nobile creatura che la spinsero in qualche caso fino al punto di spiattellare la pericolosa verità, soltanto chi ha veduto il suo volto sbiancarsi dinanzi a un telegramma, o a una lettera, o alla pagina di un periodico con una recensione favorevole, può essere giudice di quel tormento, prodotto di una raffinata sensibilità e originato da una onesta coscienza intollerante del vestire le penne altrui...
A Fernanda Wittgens, verace amica nella favorevole e nell’avversa fortuna, l’espressione del mio animo riconoscente.
da Ettore Modigliani, Le Memorie, 1947
Pinacoteca di Brera

Nel 1940, Fernanda partecipa e vince un concorso ottenendo la nomina per la Pinacoteca di Brera: è la prima donna in Italia a ricoprire tale incarico nel ruolo del personale dei Musei e Gallerie. Continua così l’opera di Modigliani, informando costantemente il maestro.

… Io combatto: anche se non potrò vincere avrò fatto il mio dovere. Ma vi sono ore in cui la nausea mi soffoca! Specialmente quando vedo la meschinità degli uomini.
Lettera di Fernanda Wittgens a Ettore Modigliani, maggio 1945
Fernanda Wittgens al suo tavolo di lavoro
Fernanda Wittgens al suo tavolo di lavoro
Ed ora mi permetto di dirle il mio pensiero; e non sorrido se sarò forse un po’ troppo nelle nuvole della spiritualità. Ci sono cose di cui non si ama parlare: ma in fondo è triste pensare che un giorno si può anche scomparire senza che le persone più care sappiano cosa si aveva nel fondo dell’anima.

[…] Badi, non è il luogo e l’ora che fanno meditare. Qui intorno si chiacchiera come in un salotto; e da due ora siamo qui senza provare alcuna emozione.
Lettera di Fernanda Wittgens a Ettore Modigliani scritta a proposito di Guerra e pace durante un allarme aereo [1943]

Dopo la guerra e il ritorno del maestro a Milano, Fernanda ed Ettore lavorano insieme per ricostruire la Pinacoteca di Brera gravemente danneggiata dai bombardamenti.

in primo piano Fernanda Wittgens e il Ministro Gonella
Inaugurazione della Pinacoteca di Brera ricostruita, in prima piano Fernanda Wittgens e il Ministro Gonella, 1950
E sta bene.
Voi bombardate e incendiate spietatamente le nostre città più illustri, storiche e monumentali, anche perché, noi, non siamo in grado di rispondervi, ammesso che volessimo farlo. È - si dice - la legge della guerra, e fino a un certo punto può essere vero se prendono per buoni i motivi dei cosiddetti obbiettivi militari.

[…] Chi non sa quale rancore covi ancora a Venezia, dopo 28 anni, per le scempio austriaco del prodigio Tiepolesco del soffitto degli Scalzi, scempio che è ancora oggi additato come un abominevole atto di barbarie? E gli Scalzi erano a due passi della stazione ferroviaria; ma la Filarmonica, ma S. Chiara, ma la Scala, colpita dagli spezzoni incendiari, ma Brera, ma S. Ambrogio, il Palazzo Reale Normanno e S. Simpliciano e cento palazzi fra i più meravigliosi d’Italia? No: questo no, mille volte no.
‘E.M’ nel Il Giornale 12-08-1943
Palazzo di Brera: il loggiato al primo piano con i segni del bombardamento dell’agosto 1943
Palazzo di Brera: il loggiato al primo piano con i segni del bombardamento dell’agosto 1943
La ricostruzione dei saloni napoleonici dopo i bombardamenti
La ricostruzione dei saloni napoleonici dopo i bombardamenti

Insieme riescono a riaprire la Piccola Brera con sette sale restaurate nel 1946 e si dedicano con forza al restauro del Cenacolo di Leonardo da Vinci, anch’esso terribilmente danneggiato dopo il conflitto bellico.

Il Cenacolo vinciano dopo il bombardamento dell'agosto 1943
Il Cenacolo vinciano dopo il bombardamento dell'agosto 1943
Caro Direttore Brandi,
Le chiedo perdono se mi permetto scriverLe, uscendo dal ranghi della subordinazione con un accento di semplice ed umana verità. Non vorrei che Ella pensasse ad uno scontro dell’ambizione di Modigliani con l’ambizione di Pacchioni.

Non vi è mai stata ambizione in Modigliani, ma il senso altissimo della responsabilità che ha ispirato tutta la sua vita e il suo lavoro, e che lo ha spinto a supplicare il Ministero di provvedere subito al restauro del ‘Cenacolo’: di valersi di un’esperienza concreta, non idoleggiando chimerici tentativi per esporre nel frattempo il cimelio a prove che non furono - per grazie di Dio - ma potevano essere mortali…

Non è ambizione quella di Modigliani, ma passione. Pura.

Modigliani è ormai lontano da queste vicende.
Egli si sta lentamente spegnendo: saranno giorni o forse ore. Sorriderebbe di questa mia lettera. Ma io ho sentito il dovere di compiere quest’ultimo gesto di lealtà verso chi è stato per anni maestro.
E sempre ci rimarrà esempio.
Scusa l’ardire.
18 giugno 1947, Lettera di Fernanda Wittgens a Cesare Brandi

Ettore Modigliani muore il 22 giugno 1947, quattro giorni dopo questa lettera.

Pinacoteca di Brera ricostruiita

È Fernanda Wittgens che riapre il Museo teatrale alla Scala, creato da Modigliani decenni prima e chiuso durante la guerra. Ed è ancora lei che finalmente inaugura la Grande Brera in nome di Modigliani, il 9 giugno 1950, con tutte le trentotto sale completamente riallestite da Pietro Portaluppi.

In contrapposto, queste sale serene, accoglienti intatto il tesoro della collezione Napoleonica di pittura veneta e lombarda, possono darvi la coscienza di quello che fu l’orrore della guerra e di quella che é la vittoria spirituale della rinascita. Un’altra voce doveva cantare questo miracolo:
la voce animatrice del suo primo artefice:
Ettore Modigliani.
9 giugno 1950, Fernanda Wittgens, Discorso pronunciato all’inaugurazione della Pinacoteca
Fernanda Wittgens, Mauro Pellicioli e l’architetto Piero Portaluppi
Fernanda Wittgens, Mauro Pellicioli e l’architetto Piero Portaluppi. Milano, Archivio Publifoto
Le nuove sale della Pinacoteca di Brera nel 1950
Le nuove sale della Pinacoteca di Brera, 1950

Un ringraziamento speciale alla famiglia Pontremoli e a Marco Carminati.
Dalle Memorie di Ettore Modigliani (Biblioteca dell’Arte, Skira)

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