Fernanda Fernandissima

FERNANDA! FERNANDISSIMA!

Da una corrispondenza tra Fernanda Wittgens e Margherita Sarfatti.

Il rapporto epistolare tra due grandi donne dal temperamento deciso, contrapposte eppure profondamente legate. Due scritture incalzanti, talvolta affettuosamente ironiche, per parlare di arte, tra professionale e personale, negli anni del Secondo Dopoguerra.

Fernanda Wittgens e Margherita Sarfatti. Una Valchiria l’una, l’ex amante di un dittatore l’altra. Una attiva nella Resistenza, l’altra portavoce del Fascismo. Una finita in carcere nel 1944 per aver aiutato alcuni ebrei a fuggire dall’Italia, l’altra un’ebrea che fugge dal Paese per tornarci solo nel 1947.
Dopo la guerra, malgrado le apparenti contraddizioni, le due donne intrattengono una fitta corrispondenza legata all’arte che, tra i tecnicismi relativi a prestiti, assicurazione e conservazione, lascia trasparire una cordialità, un rispetto, una solidarietà e un calore inaspettati.

Margherita Sarfatti
Margherita Sarfatti in un ritratto di Ghitta Carell, 1925-1930 circa (Mart, Archivio del ’900, Fondo Sarfatti)
Fernanda Wittgens
Fernanda Wittgens

Non è dato di sapere se divennero mai grandi amiche, nonostante l’amicizia di Sarfatti con Gianni Mattioli – cugino di Wittgens – e la sua famiglia, e i contatti della Wittgens con Fiammetta, figlia della Sarfatti. Le separa una distanza anagrafica di ventitré anni e un distacco formale. Ma si scambiano tra le righe ammirazione e affetto sincero.

Una corrispondenza inedita , scoperta in un deposito della Pinacoteca, insieme alle lettere di Ettore Modigliani, che erano state affidate proprio alla Wittgens dalla moglie di quest’ultimo, nel 1947. Una corrispondenza preziosa oggetto oggi di attività di restauro e conservazione.

Le lettere si concentrano per lo più sulla conservazione, i prestiti e le restituzioni di opere d’arte, sulla provenienza e le condizioni delle stesse, informazioni di scarso rilievo per il lettore contemporaneo. Per questo motivo, tra gli estratti qui riportati sono stati tralasciati diversi dettagli tecnici e messi in luce, invece, i passaggi in cui si nota la spontaneità e il calore del legame tra le due donne.

LE LETTERE

24 maggio 1950

Cara Donna Margherita,
finalmente è partito per Venezia l’ultimo vagone e sono stati inviati a Venezia l’"Antigrazioso" di Boccioni e la "Nebbia" di Russolo. […] La mostra sta conquistando terreno nel difficile ambiente francese. George Salle, a nome di tutte le autorità francesi, ha ringraziato l’Italia per avere finalmente mandato una "Mostra storica" che rivela la successione dei movimenti artistici nel periodo dell’anteguerra. Certo che la Francia poteva consentire una Mostra più ampia e non ridotta a così minimi termini nella limitata galleria del Museo d’Arte Moderna. Ma la conquista all’Estero è sempre lunga e difficile e Lei che ha tanto fatto per affermare l’arte italiana lo sa per antica esperienza. Mi ricordi a Fiammetta e abbia molti cordiali saluti, rinnovati ringraziamenti per la preziosa e autorevole collaborazione.
L'antigrazioso
<em>L'antigrazioso</em>, Umberto Boccioni, 1912, collezione privata
7 febbraio 1951
Risposta a una lettera di 13 dicembre, lamentando della cornice danneggiata del “Antigrazioso” di Boccioni, prestato alla mostra.


Cara Donna Margherita,
il ritardo è a un fatto molto importante: la propaganda dell’arte italiana. […] La cornice dell’“Antigrazioso” è stata smarrita alla Biennale, ma l’imballatore Gemelli ricorda di avere messa una in cambio. […] Ho ingaggiato una lotta mortale con la burocrazia per far rinascere il diritto di dare tutto all’Ufficio, ma non la vita e spero di riuscire. Con i più cordiali saluti.

XVII Biennale di Venezia, 1930.
XVII Biennale di Venezia, 1930. Da sinistra A. Wildt, E. Oppo, F. Casorati, M. Sarfatti, U. Ojetti, A. Maraini, A. Cataldi
4 marzo 1951

Cara Fernanda del cuore mio e di quello di Brera,
tutti hanno ricevuto di ritorno i quadri da Zurigo, negli Svizzeri, e io no! Come va questa vicenda, direbbe De Amicis? Aspetto il sospirato arrivo e mi raccomando di ritrovarmi la cornice dell’“Antigrazioso”, perché di qui è partito con cornice. Da più di un anno sono priva dei miei quadri, mi pare che sarebbe tempo che le pecorelle rientrassero all’ovile e che non perdessi anche la cornice. Non le pare? La abbraccio le voglio molto bene e spero vederla a Milano e a Soldo, al mio caro Soldo, nei mesi di villeggiatura quando anche lei, infaticabile donna, si prenderà pure un meritato riposo.
La sua Affa.

P.S.: Non so se le ha lette in un giornale francese ho letto tante parole di alto elogio di un critico per il riordinamento di Brera, congratulazioni!

Margherita Sarfatti in un ritratto di Ghitta Carell
Margherita Sarfatti in un ritratto di Ghitta Carell, 1931 (collezione Gaetani)
5 febbraio 1954
Cartolina, recto Monte Quirinale


Carissima,
sono molto sorpresa di non veder ancora tornare i miei quadri da Zurigo, anche di non saperne più nulla, da quel di!! E della cornice, che mi dice beata Beatrice? La cornice dell’“Antigrazioso” di Boccioni, inviato a voi per Londra con cornice e resomi senza. A Venezia assicurano di non aver mai avuto, dolce e dotta amica, subito subito per favore la impetro! L’abbraccio e mi saluti i Mattioli cari che mi tradirono non venire a Roma.

Margherita Sarfatti
Margherita Sarfatti in un ritratto di Ghitta Carell, 1931-1932 (Mart, Archivio del ’900, Fondo Sarfatti)
26 dicembre 1954

[dopo una lunga discussione tecnica]
Nella lettera mi accorgo ora che mi dai del Lei – a voce, da un pezzo ci davamo del tu. È un problema al quale mi trovo coibita [sic] e combattuta fra la simpatia e il rispetto – Signora Dottoressa Illustre, a quale devo dare ascolto, alla persona amica, la quale mi ispira il tu, o alla persona ufficiale – riverita e inchinata col Lei? Nel dubbio, O Fernanda vi darò del voi – ma ti abbraccio con ogni augurio di felicità e le porgo i miei ossequi rispettosi.
Affa vostra.

Fernanda Wittgens al suo tavolo di lavoro
Fernanda Wittgens al suo tavolo di lavoro
3 marzo 1955

Carissima mia Fernanda,
brutta cattiva, sei venuta a Roma, o traditrice! E non l’ho saputo, e mi aver promesso di servarmi una colazione, un pranzo, o altra ora della tua e dotta compagnia – e chi ti ha vista? E io l’ho saputo dopo!! O delusione amara! Scusa se ti disturbo. Avrei ancora bisogno di ricorrere alla tua inesauribile competenza e bontà. La società d’assicurazione fa un monte di storie
[segue due pagine tecniche dettagliate]
Cara, grazie grazie e infinite grazie.




9 marzo 1955

Cara Donna Margherita,
non ho potuto svolgere il programma romano che desideravo perché ho dovuto mettermi a letto subito dopo la conferenza […] Mi spiace che la Sua lettera sia rimasta giacente qui, nessuno ha osato sostituirmi, nonostante i miei drastici ordini di aprire la posta ecc. Che farci? “Ad impossibilità nemo tenentur.” È una delle cose impossibili che un ufficio statale funzioni come un ufficio privato.

Margherita Sarfatti
Margherita Sarfatti. MART, Fondo Sarfatti. (Galleria Russo, Roma)

Il 19 aprile 1955, la segretaria scrive per informare Sarfatti della ritardata spedizione del dipinto di Ranzoni.

Il 24 marzo 1955, Dell’Acqua, in assenza di Wittgens, scrive per assicurare Sarfatti dell’imminente ritorno dei quadri da Zurigo.

Pasqua 1955 - 10 aprile

Fernanda! Fernandissima!
Vede, col telescopio, il rossore sulla mia neghittosa fronte? È Pasqua – mi confesso – ho peccato, mi assolvo per l’atto di sincera contrizione e mea culpa che se indirizzo con animo devoto e, si, malgrado le apparenze – riconoscente e grato – grazie infinite! Di tutto – Tavola, ahimè, infortunato del Ranzoni, a ½ far taglia a Pelliccioli secondo le di lei dotte e amichevoli sagge e preziose istruzioni non ne so più nulla a mani giunte con le ginocchia della mente inchine, la prego di dare una delle sue magistrali occhiate di esperta al lavoro e di tenerlo sotto la sua oculata vigilanza […]

E quando avremo risolto la prima questione Ranzoni risolveremo anche quella, non meno solenne, anche se meno aspre, del tu – Lei fra noi. Io sarei per il tu – per la simpatia che tu-Lei mi ispiri da sempre! Ma c’è l’ammirazione nuova! Auguri di Pasqua anche se è tardi. Di primavera e di oggi e domani e sempre. Tu-Lei devi adesso in anticipo farmi una promessa di venire se Dio vuole e senza far conti a trovarmi al Soldo questa estate.
Grazie ancora e abbracci.
E, per favore, saluti e auguri ai carissimi Mattioli!
Mauro Pellicioli e Luigi Rognoni sul set del film “Il Cenacolo”
Mauro Pellicioli e Luigi Rognoni sul set del film “Il Cenacolo”, 1953. © Archivio Fotografico Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Milano
15 aprile 1955

Cara Donna Margherita,
se vede che esiste proprio la telepatia! Io ho fatto una vita molto agitata in queste settimane perché, come non bastasse la Mostra del Bonnard [REF] che mi ha sottratto la collaborazione del mio primo braccio destro, il dr. Russoli, ho dovuto anche occuparmi della Mostra degli Etruschi che si inaugurerà il 27 p.v. Perciò non ho seguito il Laboratorio, ma ieri, in un momento di respiro Pelliccioli [il restauratore conosciuto per il suo restauro del Cenacolo di Leonardo] mi ha mostrato il Ranzoni perfettamente sistemato. […] Grazie di tutte le espressioni gentili che sono veramente troppo lusinghiere per me, ma vedo che non riesco a persuaderLa e mi rassegno!




18 aprile 1955

Carissima,
bravissima, grazie ancora e mille volte grazie per tutto. Lietissima di quanto mi scrive circa il restauro il suo affettuoso e autorevole collaudo. Ringraziarla prego anche Pelliccioli per me. Ma l’assicurazione sicuro che c’è? […] Grazie infinite e auguri. Vorrei vedere Gli Etruschi. Sino quando e da quando aperti?
Abbracci.




1 maggio 1955

Cara Fernanda,
il Ranzoni è tornato a casa, e il restauro mi pare assai bene fatto. […] Saluti e infiniti affettuosi auguri per ogni bella e buona cosa che lei possa desiderare, Affa
ritratto di Fernanda Wittgens
Emilio Sommariva, ritratto di Fernanda Wittgens, 1936 © Biblioteca Nazionale Braidense, Milano

Il 29 maggio 1955 Sarfatti scrive a Wittgens chiedendo il costo del restauro di Pelliccioli, finisce con un saluto caro.

L’abbraccio e ti abbraccio O Fernanda!




3 giugno 1955

Cara Donna Margherita,
Pelliccioli mi assicura che Le ha scritto direttamente per la spesa del restauro del Ranzoni (pare che voglia L.10.000) […] Ho vissuto un mese molto in ritiro perché la mia salute ha accusato i troppi colpi dell’anno scorso e di primavera, nonché l’usura di quindici anni di guerra, sto però lentamente “riprendendo quota” e vedrò certo, con Pelliccioli, il quadretto che mi interessa per il suo problema attributivo. Al suo ritorno da Parigi mi dia un colpo di telefono da Como e combineremo con i miei cuginetti la visita comasca. Intanto buoni auguri per il soggiorno parigino e viva cordialità.
Cristo deriso da soldati
<em>Cristo deriso da soldati</em>, Georges Rouault, 1932
21 giugno 1955

Cara Fernanda,
questo bel Cristo di Rouault le dica il mio pensiero fedele, costante, affettuoso e grato. E non si strapazzi troppo se possibile (ma la conosco di lunga data e so che non lo troverà possibile ne fattibile). D’altronde, meglio così che viceversa. La sua vita piena di cose utili e belle è consolante per lei ed esemplare per noi. Auguro che sia sempre così! A chi servirebbero la vita, la vitalità, l’intelligenza, la gioventù e le forze ecc. ecc. se non ne abusasse?! Misura, saggezza ecc. ecc. Belle cose, ma sedentarie troppo. Comunque, usi e abusi e non esageri! Parigi, piena di esposizioni interessanti, Picasso, Derain, Degas, arte negra, francesi prestati dall’America, ecc. ecc. Feci mandarle le L.10.000 a Pelliccioli. Grazie anche per quello e per il piccolo quadretto uso Cremona o forse Cremona, o forse soltanto tranquillo! L’ha visto?
Saluti e abbracci.




Natale 1955 - capodanno 1956
Cartolina, recto il Colosseo


Cara Fernanda,
infiniti auguri. Spero che lei stia ora benissimo e abbia ripreso la sua attività però ricordi il vecchio e raggio Manzoni: Adelante … con juicio. Si riguardi e non sprechi le preziose sue forze non ho mai più saputo nulla di nulla del famoso quadretto inviato 9 mesi fa circa a Pelliccioli sotto di lei auspici ne vorrei probabilmente notizie [continua recto] Ieri l’ha visto come lo giudica e fu oppure no restaurato? Grazie infinite e ancora affetto e auguri le invio.

Fernanda Wittgens (1903-1957), storica dell’arte, direttrice della Pinacoteca di Brera e soprintendente, antifascista, sconta in carcere la sua opposizione al regime. Viene assunta a Brera come “operaia avventizia”, svolge però funzioni tecniche e amministrative di ispettrice: l’accordo con Modigliani, che rappresenta per Fernanda un esempio di vita oltre che di impegno nel lavoro, risulta perfetto.

Nel corso della sua trentennale attività a Brera (1928-1957), Wittgens restituisce al Paese, dopo le devastazioni belliche, la Pinacoteca e il Cenacolo vinciano, intrecciando stretti rapporti con la società civile e intellettuale milanese e nazionale.

Fernanda Wittgens
Fernanda Wittgens

Margherita Sarfatti (1880-1961) nasce a Venezia nel 1880 come Margherita Grassini, da una ricca, colta e nota famiglia ebraica. Gode di un’esclusiva istruzione privata incentrata sulle arti e la letteratura, inusuale per una giovane del tempo. Nel 1898 sposa l’avvocato socialista Cesare Sarfatti con il quale nel 1901 si trasferisce a Milano iniziando a frequentare il salotto di Filippo Turati e Anna Kuliscioff e a collaborare con il quotidiano socialista Avanti! e con altri periodici tra cui, dal 1914, Il Popolo d’Italia, appena fondato da Benito Mussolini.

Nonostante la fama come giornalista, il suo ruolo di estrema rilevanza come critica, curatrice e collezionista d’arte, fondatrice, nel 1923, del gruppo Novecento italiano e ambasciatrice dell’arte italiana nel mondo, Margherita Sarfatti viene ricordata ancora oggi, soprattutto, per la sua relazione con Benito Mussolini, conosciuto ai tempi dell’Avanti!.

Margherita Sarfatti
Margherita Sarfatti

Sarfatti lo segue nella sua trasformazione a duce diventando una protagonista della vita politica e culturale italiana e al contempo figura fondamentale del regime per il suo contribuito a far nascere e modellare il movimento politico, almeno fino alla sua legittimazione. A seguito delle leggi razziali del 1938, si sposta in Francia, quindi a Montevideo e poi a Buenos Aires . Rientra in Italia solo nel 1947, a guerra finita, e con il ripristino delle libertà democratiche. La sorella Nella Grassini Errera, rimasta in Italia, viene deportata con il marito e muore ad Auschwitz.

Margherita Sarfatti, scomparsa all’età di ottantun anni, nel 1961, ha lasciato la sua collezione di opere alla figlia, Fiammetta Sarfatti. Nel 1989, venuta a mancare anche quest’ultima, Luisa Laureati, su la Repubblica, scrive in suo ricordo: “in casa di Fiammetta, ho visto solo quadri di grandissima qualità e levità, dei maggiori e più sensibili autori del ‘900 italiano. Alcuni fra i più bei de Pisis, Sironi e Tosi, un bellissimo Severini, alcuni luminosi e felici Carrà, un capolavoro di Savinio, un tenerissimo Boccioni (il ritratto di Fiammetta bambina), il famoso ritratto della Sarfatti di Wildt, sicuramente una delle sculture più belle dell’artista. Questo io ricordo della collezione di Fiammetta. Quadri incorniciati con semplicità estrema, attaccati con quella apparente negligenza che invece rivela come le opere fossero considerate per loro stesse e per l’emozione di chi le aveva capite e amate o come un nome o come un valore economico.”

Margherita Sarfatti e la figlia Fiammetta
Margherita Sarfatti e la figlia Fiammetta in un ritratto di Ghitta Carell, 1931 (collezione Gaetani)
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